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mercoledì 5 marzo 2014

PAOLO SORRENTINO - LA GRANDE BELLEZZA

Stasera su canale 5 hanno "dato" "La grande bellezza". Non l'ho visto a suo tempo, ha vinto l'Oscar, mi era dispiaciuto perderlo quando è uscito, bene, alle 21 mi siedo in poltrona, due dita di rum Zacapa in un bicchiere e mi metto nelle condizioni migliori per goderlo. Lo hanno giudicato in molti modi, qualcuno ha detto che è troppo lungo, altri che è  troppo lento, altri che gli americani, che dell'Italia hanno una visione stereotipata, l'hanno premiato perché non ci hanno capito niente ma gli ricordava tanto Fellini. Ecco, anche io ci trovo tanto Fellini dentro, con riferimenti in particolare a due films, "La dolce vita" e "Roma"..E delle opere di Fellini vedo la evoluzione estetica e l'evoluzione narrativa che riflettono il cambiamento della società italiana e di Roma in particolare negli ultimi cinquanta anni. C'è molto Fellini ma tutto molto più "putrido" anzi più "putrefatto". Ecco, il termine "putrefatto" mi sembra quello che rende meglio l'atmosfera del film. Nella "Dolce vita" c'erano i segni della putrefazione ma il sorriso della giovanissima Valeria Ciangottini nella scena finale lanciava un messaggio di speranza. Nel cinico scetticismo di Toni Servillo non c'è speranza, la impalcatura su cui si regge una società, qualunque sia, è marcia e pronta a collassare del tutto. Il ritmo è lento, certo, perché lento il processo, il film è lungo perché la decadenza non ha tempi brevi, ma riflette in modo magistrale, a mio avviso, il momento attuale del nostro Paese. Che dire d'altro. Un'altra interpretazione magistrale di Servillo, una regia perfetta con una fotografia di una bellezza folgorante (ritorna il titolo) che contrappone la Roma eterna e bella da lasciarci il respiro alla pochezza degli attuali inquilini. Bellissime le musiche. La scena più bella, secondo me: il fugace incontro(la scena dura cinque secondi) del protagonista con Fanny Ardant, donna la cui bellezza ritengo assoluta assoluta. Il film sa di morte  e di morte si nutre. Dopo tre ore di visione, mi alzo dalla poltrona; il mio collo, il mio punto debole in questo momento, è dolorante e dolente............

Post scriptum: apprendo  ora tramite il Messaggero che a Roma tre coppie si si sono ritrovate a casa di una delle tre per passare serata e vedere il film. Le opinioni erano talmente discordi che uno dei dei tre uomini, al quale il film non era piaciuto. ad un  certo punto ha estratto una calibro 38 ed ha sparato, uccidendolo, uno dei commensali cui il film era piaciuto. Sembrava essersi calmato quando. gridando " Servillo mi fa schifo" ha rivolto la pistola contro di sé suicidandosi. Nessun commento da parte mia

3 commenti:

  1. Troppo lungo,troppo cinico,nessun segno di speranza..la fotografia bella,anche la musica.Ma vale l Oscar?Forse il ricordo di Fellini ha influenzato la Giuria.Personalmente non mi è piaciuto.Twinky

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  2. antonino pistritto5 marzo 2014 alle ore 13:26

    decadenza di una società postmoderna-una borghesia decotta che sopravvive estranea ai movimenti del nuovo secolo- Mi ricorda L-Brunuel che descriveva magistralmente la borghesia degli anni50/60 intrisa di clericalismo cattolico,ma sempre cinica ed egoista- rinchiusa nel suo benessere- Non è Fellini,che amava sognare (amarcord) con tenue nostalgia-
    Non mi è piacito,ma merita l'oscar e tutti i premi che prenderà- Almeno ci fa riflettere-

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  3. A me è piaciuto, invece, e molto. Io ci vedo Fellini e molto Fellini. Quello della "Dolce vita" e di "Roma"Un grazie ad Antonino ed all'anonimo che si firma Twinky per il loro intervento

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